Archivio del 15 ottobre 2008

“La Scala dei Valori” di questo sistema-mondo… secondo Aliberth

Aliberth scrive:

Spesso mi trovo a farmi la domanda di come, in questo mondo, venga considerato chi aderisce, pratica e si affida totalmente ad una dottrina spirituale di tipo trascendente, come il Chan. Di sicuro, non nel modo giusto. Sappiamo, e vediamo, che sovente il mondo attribuisce grandissima importanza a tutte quelle persone che, per i loro meriti karmici, hanno raggiunto le vette della notorietà, della ricchezza e della fama, grazie alla loro volontà, la bellezza e le capacità personali. Stiamo parlando, infatti, di personaggi famosi, come i vari divi del cinema e dello spettacolo, gli assi dello sport, i capi di stato e di governo, i nobili ed i ricchi miliardari.
Tutte queste persone primeggiano sui titoli dei giornali e nelle cronache, nei resoconti storici e nelle leggende popolari. Oltre al fatto di essere considerati i primi nella scala dei valori di questo mondo, tutti questi individui famosi, sono stati da sempre una sorta di attrazione calamitante per le menti delle cosiddette persone comuni. Si è perfino inventato un neologismo, etichettando come `vip´ (very important person), tutte quelle persone che, per un motivo o per l´altro, sono assurte alle vette della notorietà e della fama, idolatrate dalle folle e volutamente imitate nei loro modi comportamentali, così da tracciare perfino delle mode seguite ciecamente dai `comuni mortali´.
Vediamo, infatti, che tutti i mezzi di comunicazione attualmente attivi, compresi quelli più riservati, come i giornalini di quartiere, dedicano innumerevoli servizi figurativi e verbali a questi personaggi famosi. A volte, perfino coloro che sono riusciti a farsi un nome in ambito strettamente locale, diventano degli idoli per la massa di gente che quotidianamente sgomita nell´anonimo grigiore delle loro vite da `persone qualunque´. E, quindi, si può immaginare quanto desiderio e quanta voglia di arrivismo può sorgere nelle menti di queste persone cosiddette `comuni´. Fin dall´infanzia, la maggior parte delle persone anela di diventare `qualcuno´. E gli stessi genitori, magari frustrati dalla loro stessa condizione di perfetti sconosciuti, bramano ardentemente che i loro figli possano riscattare il loro anonimato, possano far diventare `famoso´ il nome della loro casata, così da vantarsi, potersi rallegrare e agghindarsi di `gloria riflessa´, grazie al successo eventuale ottenuto dalla loro prole. Perciò, solamente il bisogno di successo e notorietà che, molto spesso, porta anche relativa ricchezza e benessere, è tutto ciò che gli esseri umani ordinari sentono di dover inseguire. Gli individui di sesso maschile propendono per il desiderio di potere e di successo nella politica, nella finanza, nell´arte e nello spettacolo, proponendo agli altri le loro personali capacità di intelligenza, di forza e di coraggio. Di converso, le donne cercano, il più delle volte, di affidarsi alla loro bellezza, al fascino ed alla grazia, per poter effettuare la loro personale scalata al successo e alla tranquillità economica. Resta, tuttavia, il tentativo comune di aprirsi una strada maestra attraverso la massa di individui che resteranno totalmente anonimi e sconosciuti, almeno fino a che qualcuno non scriverà per sempre il loro nome su una fredda lapide di marmo. In effetti, a quel punto, tutti ritorneranno ad essere uguali e accomunati nel simile destino… Allora, questo desiderio di successo e gratificazione, dove porta mai e fin dove ha un qualche vero valore? Questa domanda in primis dovrebbe essere fatta agli educatori e agli insegnanti, cosicchè possano riproporla ai bambini che iniziano la loro vita nelle aule scolastiche di questa nostra degenerata società, spiegando loro che, appunto, l´inseguire il successo e la gratificazione mondana non porta da nessuna parte ma, anzi, fa solo dolorosamente ritornare in questa dimensione di vita materiale, la cui legge di natura è giustappunto l´impermanenza ed il cambiamento, che sono i comuni marchi della sofferenza.

Che il desiderio e la brama di ottenimenti mondani, quali il successo e la notorietà, che apparentemente dovrebbero apportare felicità e benessere, portino invece alla cupa sofferenza viene dimostrato dal fatto che, in questo sistema di mondo, nessuno vi è rimasto per sempre. Tutti, infatti, debbono morire e questo fatto fa sì che tutti, prima o poi, passino da una provvisoria e ingannevole felicità di una apparente `vita reale´ ad una sostanziale e terribile constatazione della propria sparizione. Perciò, quanto potrà durare quella effimera felicità provocata da un effimero successo mondano? E poi, per quanto un individuo si sforzi di ottenere i primi posti nella `scala dei valori´ di questo sistema-mondo, in questa nostra struttura sociale vi sarà sempre la paura di una perdita di tutto ciò che si è raggiunto e di un possibile cambiamento di situazione. Quante persone che, pure, erano arrivate all´apice del successo e della notorietà, del potere e del comando, dopo poco tempo o, al massimo, dopo qualche anno, non si sentono più nemmeno nominare e, ad un certo punto, sono svaniti nel nulla? Inoltre, tutta la loro presunzione, la loro orgogliosa supremazia sugli altri individui non li ha mai portati ad essere `veramente´ diversi dalle altre persone. Infatti, chiunque è arrivato in alto, è condizionato a credere ciecamente alla `realtà´ dei suoi ammiratori, e aderisce senza scampo alla illusorietà di questo mondo irreale. Perciò, dal punto di vista della “Verità Suprema” tutti coloro che ambiscono ai posti di potere di questo mondo sono i peggiori illusi e sono anche quelli che pagheranno il karma più amaro.

Gesù Cristo disse “è più facile che un cammello passi attraverso la cruna di un ago, piuttosto che un ricco entri nel Regno dei Cieli”. Questo per confermare che proprio le posizioni che gli stolti ambiscono di più, cioè il ruolo di `vip´, sono le più pericolose e rischiose dal punto di vista spirituale. Quel punto di vista che riguarda proprio la `vita´ successiva che ciascun individuo dovrà ripetere dopo quella attuale, almeno fino a chè non sarà Illuminato, e quindi finchè non avrà finalmente compreso l´inutilità di ritornare in questa dimensione `samsarica´ a rincorrere inutilmente un´illusoria felicità mondana (che non viene mai raggiunta, o almeno, conservata), comprendendo solo allora la necessità di `annullarsi´ in un definitivo e assoluto NIRVANA.
Parliamo ora della vera `Scala dei Valori´. Quella che permette di arrivare alla finale comprensione di questa Verità del “Grande Vuoto”. Di solito, tutti i Grandi Esseri che coltivano la mente spirituale, vivono nell´anonimato e sono ben lieti di rimanervi. Solo in rare e determinate occasioni, essi arrivano alla notorietà. Ma si tratta di situazioni obbligate, mirate, per cercare di spingere gli altri esseri a dirigersi verso la religione e la spiritualità. Vediamo che in tutte le Religioni vi sono personalità famose che, in certi casi, hanno una notorietà ed importanza anche sul piano sociale e mondano. Questo non vuol dire che essi siano gratificati da questa loro notorietà né che, quando sono invitati da Capi di Stato o dai `media´ dell´informazione, essi siano felici di venire fotografati, filmati o intervistati, come quei `vip´ di cui si è parlato prima.

Io credo che se qualcuno è un vero `Mahatma´, cioè una Grande-Anima, considera anche queste incombenze mondane come un `servizio´, una sorta di dovere per il bene comune e per l´espansione di una fede e di una visione religiosa tesa a aggregare tutte le coscienze sui veri valori dell´esistenza. Tuttavia, vi sono molti `esseri illuminati´ che però restano nascosti nell´anonimato, dato che il loro `karma´ spirituale non impone di proporsi apertamente, né di mostrarsi al grande pubblico. Costoro hanno veramente `compreso´ la realtà della manifestazione, e di conseguenza hanno individuato il nucleo universale di questa Suprema Realtà, o Verità. Direttamente al loro interno, essi hanno `sentito´ la Mente Unica che gli ha parlato, e hanno saputo ascoltare senza intromettersi e senza attribuirsi l´identità di questa Verità. Perciò, adesso sono pronti ad abbandonare, senza rimpianti né attaccamenti, la realtà apparente di questa vita. Per essi, i fenomeni e le forme di questo mondo sono, con parole di Shamkaracharya,
“simili ad escrementi di corvi”, vale a dire, senza alcuna vera importanza. Perciò, che valore può avere per essi l´inseguimento di poteri e successi mondani, di notorietà e fama, di gratificazione e benessere economico, dato che essi conoscono la verità dell´impermanenza, del mutamento e della vacuità di tutte le cose? Dunque, concludendo, la cosiddetta `Scala dei Valori´ di questo mondo, è veramente `quella´ che dobbiame salire? O piuttosto, la vera `Scala dei Valori´ è quella che va in modo naturale verso l´alto, cioè verso le supreme sommità dell´Essere, verso il Cielo, verso l´Assoluto? E voi, che vi ritenete persone `spirituali´, verso quale `Scala dei Valori´ state tendendo? Se vi gloriate della vostra notorietà, se intimamente gioite di questo, anche se siete dei riconosciuti `Maestri´, non siete certo interessati alla vera `Scala dei Valori´. Ed allora, avete ancora un po´ di tempo per ravvedervi e ritornare sulla retta Via. Almeno, finchè siete ancora in vita. In questo apparente sogno chiamato “vita”.

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Commento-risposta:

Per una corroborazioneo della visione spirituale buddista pubblichiamo volentieri questa lettera-articolo ricevuta da Alberto Mengoni, un insegnante di Chan cinese.
Proprio in questi giorni stiamo provando a Calcata  una nuova recita teatrale tratta dagli scritti di Wang Tzi, discepolo di Lao Tzi, e riconosciuto maestro taoista. Certo, il Chan è sicuramente di derivazione buddista (la parola è una storpiatura di Dhyan, che significa meditazione in sanscrito) ma questo saggio di Alberto mi ha fatto pensare alla visione di Wang Tzi, molto puntata sulla “rinuncia” alle cose del mondo. Ho trovato questa coincidenza di buon auspicio per il “sogno di questa vita” a cui lo stesso  Alberto fa menzione…

Paolo D’Arpini

“Chi fa la parte di quello che fa la parte?” – Cronistoria di una intervista radiofonica “ad personam” di un vivo-morto….

Premessa:

Essere degli attori in questa vita, in cui noi tutti siamo  personaggi più o meno consapevoli  in una commedia, è già una bella prova. Ma chi non ha avuto la curiosità di sentire o vedere come la nostra recitazione è stata percepita dagli altri attori protagonisti? Quante volte ci siamo soffermati nel pensiero “vorrei vedere dopo che son morto come questo o quello si comporta…” o “come  è stato giudicato il mio operato, chissà se quando quello o quella mi parlava  era sincero o no?”. Queste ed altre domande appaiono nella mente di ognuno, è chiaro che queste sono speculazioni in cui si presuppone che gli altri personaggi del sogno possano avere intendimenti “propri” diversi dal solo ed unico sognatore ma è indubbio che dal punto di vista dell’io individuale questa curiosità viene percepita,   magari  sperando di poter ottenere una riposta coerente    da un ipotetico aldilà… 

Questo interrogativo non è solo il racconto della trama di “Wang Tzi raggiunge il grande Tao” (di cui leggerete più sotto), è anche il resoconto di uno “scherzo” reale compiuto  martedì 14 ottobre 2008 a Bruxelles.

 

In quel giorno ci si aspettava da più parti la discesa degli extraterrestri, che vari medium e veggenti avevano pronosticato. Il destino ha voluto che un extraterrestre apparisse, almeno nell’etere radiofonico di Radio Brussellando,  e  -non volendo-  ha così confermato la “veggenza” di un’aliena apparizione su questa terra.  Negli “studios” radiofonici c’è stata quella reminescenza-intervista  virtuale che ha reso possibile l’impossibile.

 

 

Un vivo che interpreta un altro vivo (ma dato per morto) per interposta persona. Un poeta chiamato Max che fa la parte di un ipotetico altro Max. Ma non è lui né l’altro. Insomma per capirci… dovete sapere che in gioventù mi facevo chiamare Max e quel Max, che ora è diventato Paolo, era curioso di sapere chi  e come la sua presenza su questa terra fosse stata percepita. Così è stato organizzato un bello scherzo alla Orson Well in cui un  vero Max  ha interpretato la parte del finto Max, ovvero di Paolo, spacciandosi per lui in un’intervista radiofonica di un’ora. Raccontando la sua vita, esprimendo emozioni, raccogliendo commenti, diffondendo nell’etere il profumo di una verità finta, di una finzione vera. 

 

 

La trasmissione è stata curata da Marilena D.,  su mia diabolica istigazione, ed è stata una ottima pensata per immaginare il morto che osserva il vivo, oppure per scoprire il vivo che rigurgita  il morto….  Forse non avete capito granché di quello che vi sto dicendo… allora vi consiglio di richiedermi in replay il CD che attendo da  Marilena,  ovvero la registrazione della trasmissione “Incontro radiofonico con Max Paolo D’Arpini” di cui leggerete qualcosa   nella corrispondenza intercorsa che segue.

 

 

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Mail  del 15 ottobre 2008 da  Paolo a Marilena:

 “Cara Marilena, ti chiami come la più amata donna del mondo, Marylin, ed evidentemente meriti il nome.  Ho ascoltato la tua telefonata un po’ emozionata ed impacciata, però la tua voce mi è sembrata soddisfatta e orgogliosa dell’opera compiuta, sia pur nella modestia espressiva. Bene!

Sai,  nella  recita teatrale che stiamo per mettere in scena “Wang Tzi raggiunge il grande Tao” si narra la storia del saggio Wang discepolo di Lao Tzi, che avendo avuto una diatriba con la moglie sulla ipotetica fedeltà delle donne (in caso di vedovanza) e volendo mettere alla prova quanto da lei affermato “che non si sarebbe mai più sposata per tutta la vita”, con i suoi poteri psichici simulò una morte fisica, il suo cadavere –come era consuetudine in  Cina per i nobili ed i maestri- venne conservato nella casa in un feretro per parecchi giorni di veglia. Nel frattempo lo spirito di Wang, sempre con l’aiuto dei suoi poteri, prende la forma di un bellissimo giovane che si presenta con un vecchio servo (che era sempre lui stesso) nella casa dove la vedova piange il morto…

Dopo pochi giorni, anche per il mefistofelico approccio del servo che fa da mediatore tentatore, la vedova si innamora del giovane e malgrado  il cadavere di Wang sia ancora in casa decide di sposarlo… senza ulteriori indugi.  Mentre stanno per accoppiarsi, ecco che il giovane ha un colpo apoplettico, il servo dice alla vedova che l’unica cura è quella di fargli mangiare il cervello di un uomo morto da pochi giorni (con del vino caldo), la vedova ormai presa dalla passione per il giovane che sembra in procinto di morire non esita a cercare di scervellare il defunto marito con un ascia   ma proprio mentre si accinge a farlo.. ecco che Wang Tzi si risveglia,   svergognando così la donna infedele…  Insomma ti ho raccontato tutta questa storia per farti capire la sensazione di sentirmi  “interpretato” da vivo-morto, attraverso la recitazione di Max. Ringrazialo da parte mia e bacialo in fronte, già che ci sei dai un bacio sulla guancia anche a Danielita per te invece è riservato un bacio dal “vivo” all’occasione favorevole….Ciao carina, Paolo  

 

Lettera  del 15 ottobre da Marilena a Paolo

Caro Paolo,si ero molto emozionata… perché la puntata è stata emozionante… erano le 22h04 e avevamo appena terminato…Ho cercato di trasmetterti al telefono le mie sensazioni più immediate piuttosto che riportartele più tardi (oggi) magari dal vivo.Al massimo entro sabato ti invio il Cd. Saluti anche da Max… che conosce Calcata molto bene. Magari riuscirete anche ad incontrarvi…Restiamo comunque in contatto… O.K?Un caro saluto. Mari. D.

 

 Ma a queste punto vi chiederete: perché svelare questa parte dell’arcano dopo il  mistero iniziale, cos’è sta manfrina?Beh non potevo mica mandare inosservata  questa notizia così giornalisticamente divertente, ognuno è fatto a modo suo e voi mi conoscete bene……

 Ciao, Paolo D’Arpini