Bioragionando… comunicazione aperta e sincera agli ecologisti e bioregionalisti d’Italia

Cari fratelli ecologisti,  mi capitava proprio ieri di scrivere una lettera all’amico Vittorio Marinelli, che difende con una sua federazione i diritti umani e dei consumatori in Europa (European Consumers), e gli dicevo che se vogliamo portare avanti il discorso “bioregionale” dell’ecologia sociale e profonda occorre andare oltre il “salto della quaglia”  ed avventurarsi sulle cime impervie, imitando il volo  dell’aquila che dall’alto osserva il territorio e lo fa proprio. L’aquila dall’alto  tutto scorge mentre la quaglia vola basso, anzi bassissimo,  e vede solo la sua piccola porzione di terra. Da un punto di vista dell’ecologia profonda entrambe le visioni sono necessarie, non si può trascurare né l’una né l’altra.

Se trascurassimo la visione dell’aquila sarebbe come se credessimo di conoscere il mondo stando dentro al pozzo, come fece quella piccola rana nella storia zen, la ricordate? Tradotto in termini pratici questo significa che non si può essere ecologisti e “bioregionalisti” solo se ci si occupa del nostro campiello, della capretta nell’ovile, del pollo nell’aia, del ruscello che scorre dietro casa e delle piantine che crescono attorno… certo anche ciò va tenuto in considerazione per un integrazione nel nostro abitare per il riconoscimento della comune appartenenza alla vita.

Ma che dire dell’appartenenza all’ambito sociale in cui viviamo, dell’ecologia  istituzionale degli ambiti amministrativi, dell’intelligenza e della ragione, della cultura  e delle sue variegate espressioni di pensiero?

Come possiamo  far parte di un contesto bioregionale se non consideriamo anche –forse in questo momento storico direi “soprattutto”-  gli ambiti bioregionali della società umana? Perché vi dico questo cari fratelli? Semplicemente perché è ora di volare alto… non possiamo assimilare il bioregionalismo alla semplice coltivazione dell’orto ed alla raccolta di fiori.

Bioregionalismo è anche amministrazione del territorio, lo dice la parola stessa (Bios  Regere). Ci vuole uno scossone intellettuale  nella nostra attitudine, occorre avviare  un bio-ragionamento all’interno delle nostre Reti. Dobbiamo entrare nelle maglie profonde del pensiero umano e del contesto sociale in cui viviamo ed ottemperare al dovere di manifestare il “bioregionalismo” in questa società, sia urbana che rurale, tecnologica e semplicistica, complessa e facile, insomma serve uno scatto di reni e di cervello, altrimenti le Reti che noi abbiamo fondato negli anni recenti non saranno molto di più dei consorzi agricoli o delle cooperative montanare.

Spero di non aver offeso nessuno di voi con questo discorso e vi invito ad una discussione aperta su questo tema.

  Paolo D’Arpini

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