Nico Valerio racconta: “CALCATA E L’ARTE ZEN DI IMBUCARSI…”
Come eravamo… Caro Paolo…
Dalla lenticchiata del 31 dicembre con la piccola folla (a Calcata si fa, si faceva “folla” con 50 persone), che ballava tra i mortaretti nella piazzetta coi sedili di pietra, ai miei pizzoccheri mangiati “alla fagottara” nell’antro della Sibilla di Paolo D’Arpini (l’antro, non la Sibilla), pieno di ciuffi di piante aromatiche e reperti della Natura. Fino alle fanciulle “portate da Roma” come i pizzoccheri, che il giorno dopo la festa si svegliavano sui divani di perfetti sconosciuti, senza ricordare come mai fossero lì. Tutto, diciamolo, con l’alibi gastronomico-botanico del crescione del Treja.
Crescione, nel Medioevo erba cara agli amanti.
Così, tutto filò liscio per anni e anni, finché la moglie arcigna d’uno scultore che – molto giustamente, dico io – ci mise alla porta, guastò i rapporti diplomatici tra la colonia Calcata e la madrepatria. Ma sì, deve essersi detta la perfida albionica, basta co’ ’sti soliti romani imbucati.
Lei non lo sapeva, ma c’erano illustri precedenti storici: dalla rivolta dei Sabini contro i Romani alla guerra dei Tarantini contro i Greci.
Insomma, i “coloni” calcatesi si ribellavano contro la madrepatria Roma: mizzica, una cosa inaudita fu. Fatto sta che quella sera nessuno ci ospitò, e dovemmo ritornà sur Campidojo…
Questo il sommario. Però è vero, Paolo, (come dico nel commento alla lettera di Annamaria Pinizzotto, armarcord, piena di refusi… sob), che i singles intellettuali nei paesini un po’ si rincoglioniscono … Nella tua simpatica risposta dici che mi hai poi perso di vista. E no! A parte che ti mandavo la mia pungente newsletter satirica e anticlericale del Salon Voltaire (2004-2006), dovresti ricordarti che venni diverse volte nel tuo rusticissimo e spartano “ristorantino” che sembrava un affascinante “antro magico della Sibilla”, con fasci d’erbe secche e reperti della natura dappertutto.
Cibo semplice e buono, un po’ scarso (perché le ragazze vicine se lo magnavano tutto, con la scusa del “che, mi fai assaggiare?”). Tanto che, io – buono sì ma fesso no – l’ultimo dell’anno appresso mi portai il cibo da casa, i miei soliti pizzoccheri di saraceno che riservo agli eventi, e me li divorai tutti da solo abbaiando come un lupo a quelli che si avvicinavano. Questo avveniva oltre 15 anni fa. Quando ancora si facevano le grandi feste aperte e le lenticchiate in piazza il 31 dicembre.
In precedenza, dopo il mio eroico “no” in piazza del Prepuzio, quasi pentito avevo inventato un sistema per esserci senza esserci, a Calcata. Con una faccia tosta che poi l’altro Nico (noi gemelli…) mi ha costretto a perdere, organizzavo festicciole col mio gruppo della Lega Naturista in casa di qualcuno, a Calcata. Talmente veloce e sicuro di me, che alle volte mi dimenticavo di avvertire l’ospite ospitante.
Noi portavamo tutto, compresi buoni cibi naturali e meravigliose fanciulle. Che però, com’è come non è, si svegliavano la mattina dopo sui divani di perfetti sconosciuti, senza ricordarsi nulla. E sì, perché si faceva tardi e, com’è come non è, o una gomma sgonfia o era finita la benzina o lo specchietto retrovisore era rotto o improvvisamente il giorno stesso era scaduta l’assicurazione, nessuno tornava a Roma. E si pernottava a Calcata, chi qua chi là. Insomma avevo inventato l’imbucata di massa…
Tale era l’amore per i tufi a strapiombo che “avrebbero potuto essere miei per 100 mila lirette” che una volta la seconda compagna (non quella simpatica, l’altra) d’un noto scultore ippofilo, cioè amante di cavalli o, detta all’inverso, Filippo, visto che non ce ne andavamo con le buone, ci mise letteralmente alla porta…
Eh, quanti piccoli fatti e misfatti potrei raccontare…
Ma quella era la “mia”, e forse anche la “tua” Calcata, la Calcata goliardica, scherzosa e pura, se vuoi un tantino ingenua e naturista, come ingenuo e naturista sei rimasto tu, certo. Ma siamo eccezioni, noi “Peter Pan della Natura”. Ora credo che anche lì gli ex alternativi portano -diciamo così – “il codino e il doppiopetto”, siano cioè diventati borghesi severi e cattivissimi, pure un po’ “de destra” (ma per carità, una “destra dello spirito”, psicologica, piccolo-borghese, perbenista, non dico necessariamente politica, ovviamente, come accade agli ex più duri, senza pentirsi mai di nulla, senza cancellare qualche piccolo segno esteriore, qualche particolare, un antico tic, come vezzo snob, un finto alibi di coerenza di quei lontani anni: chessò, un ciondolo col simbolo zen, il grafismo OM sulla cravatta, la fogliolina di “maria giovanna” sulla maglietta (uguale a quella dell’elleboro velenoso dei boschi, tanto che un ventenne coglione del mio gruppo in escursione, proprio sulle rive del
Treja tentò di fumarselo, sostenendo che in Oriente gli avevano spiegato che se la forma è uguale anche le proprietà sono uguali….
Comunque, guai oggi, davanti a questi ex-alternativi con terze case lasciate dalla madre, completi di D&G, Harley Davidson o potente Suv, a fare gli alternativi davvero. Ci rimprovererebbero, come nostro padre quando eravamo adolescenti….
E poi, certo, c’è a Calcata quella che tu chiami “Sodoma e Gomorra”, e che io ho per fortuna perso. Lo stesso è accaduto a Matala, a Creta, dove i primi hippies rifugiatisi nel suggestivo villaggio di Pitzidia, una “Calcata di mare”, tra droga, invidie, carte da bollo, cause civili e prepotenze, sono diventati dei “son of bitch”, dei figli di puttana di prim’ordine, roba da piccola Dallas, come mi dicevano alcuni reduci nello scorso luglio, alla spiaggia nudista di Lendas, mentre le raffiche di vento gelido dal nord scalzavano tende e capanne, e si accanivano sulla nostra pelle sudata -d’accordo con i farmacisti locali – in quella che era stata la lunga e bellissima “spiaggia delle bevute”, ora derubricata dai sanitari locali in “spiaggia delle bronchiti”.
Ciao e a presto
Nico Valerio
P.S. Ma il crescione c’è ancora già al fosso, dove l’acqua è quasi ferma? Perché ci sia, lo sai, ci vogliono due condizioni tassative; acqua pulita, da bere, ma lentissima. Se anche una sola delle due condizioni manca, manca anche il crescione…