Rosa, forse un po’ appassita…

Anche quest’anno il siparietto  è chiuso… sull’avvenimento di Viterbo.  

La macchina di santa Rosa -che il  3 settembre viene portata a spasso per le vie cittadine da una confraternita di 246 “facchini”-  è entrata in rimessa, anzi stavolta Ali di Luce, l’ultimo modello della macchina in servizio dal 2003, è andata  definitivamente in pensione. Da quest’anno si riaprono le progettazioni  per la nuova apparecchiatura, un impianto che nei secoli è andato sempre più ingrandendosi, innalzandosi ed appesantendosi.  La  base di gara per la prossima torre ambulante è fissata in 600.000 euro, chi si aggiudicherà il budget? 

Sì,  è proprio la “pesantezza” della macchina che cammina sopra le spalle dei suoi devoti,   a rendere così folkloristica ed attrattiva la processione. Povera Rosa…  morta  di nascosto nella sua casa nel 1251, l’anima della giovinetta perseguita e  costretta all’esilio in vita,  non accolta  nel  monastero di Santa Maria per non offendere le gerarchie  imperiali,  e  trasferita “post mortem”    (su ordine di Alessandro IV°) il 4 settembre del 1258 in Santa Maria delle Damianite, che poi prese il suo nome,  ancora va vagando. Mentre la commemorazione di quel primo trasloco è divenuta una grande kermesse pubblica, un evento  da “campanile”.

Ogni 3 settembre, dal  1258 ad oggi, gira e gira la santa, mentre attorno a lei  è nata una tradizione che poco ha di religioso… Forse i viterbesi vogliono farsi perdonare di non averla adeguatamente protetta ed accolta  in vita ed ora glorificano la sua memoria con  pompa munifica.  Anno dopo anno il trasporto della macchina è andato assumendo le sembianze di una corrida di Pamplona, strade piene di gente, terrazzini e poggi invasi da curiosi, vescovi  e  cardinali che si arrogano la paternità dell’episodio, politici ed amministratori che si imbellettano e si cimentano in dichiarazioni roboanti, persino Berlusconi, sì proprio lui il Silvio nazionale, quest’anno ha voluto “presenziare” all’evento. 

“Passata la festa gabbatu lu santu” dice il popolino minuto ed anche  stavolta è andata così…. La santa è stata gabbata, l’esaltazione ha cancellato l’umanità, la rappresentazione  strumentale ha sostituito l’esempio, la macchina –quella economica-  ancora una volta   unta, i mercanti del tempio soddisfatti,  le bocche han masticato  paroloni ….  

Rosa, Rosa… quanto vanità ed infingardia nel tuo nome. Osservi da lassù? Benedici egualmente le folle che nella loro ignoranza hanno deciso di trasformati in mostro sacro? Mi si perdoni la trasgressione poco “cattolica” ma mi è venuto un magone….

 Paolo D’Arpini

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