Femmineo sacro, parità fra i sessi e reati ideologici.
Lettere inviate e ricevute 25 agosto 2008
Il maschilismo religioso nel cattolicesimo e la volgarità della bestemmia.
Sappiamo tutti che la posizione della donna nella chiesa cattolica è di serie “b”, infatti solo i maschi possono recitar messa, impartire i sacramenti, svolgere funzioni sacerdotali ed essere nominati vescovi, cardinali e papi. Le donne possono solo occuparsi di penitenze e lavori sporchi (con vari esempi dalla Perpetua alla madre Teresa di Calcutta). Recentemente nella chiesa anglicana è stato inserito un concetto di parità fra i sessi concedendo alle donne di accedere alla carica vescovile ma difficilmente l’esempio potrà essere seguito dal vaticano per la sua nota posizione disprezzatrice delle donne, essendo inoltre tale opinione corroborata e sostenuta anche dallo Stato italiano… e qui vediamo in che modo ciò avviene.
Che la bestemmia sia considerata un’offesa ideologica perseguibile penalmente è uno degli strascichi del potere temporale della chiesa, confermato attraverso i Patti Lateranensi (e relative postille nei codici legislativi e costituzionali dello Stato), quello che meraviglia però è la sperequazione che si è venuta a creare in merito all’oggetto bestemmiato, ovvero se si offende il nome di dio padre o di suo figlio allora è reato mentre se viene offesa la figura femminile della madonna reato non è.
Tale evidenza non è un fatto stabilito nelle norme giuridiche, in cui si parla genericamente di “reato di bestemmia” ma è il risultato di una osservazione, meglio chiamarla interpretazione, -che fa comunque testo e crea un precedente- del procuratore di Bologna Enrico di Nicola che nel 2007 dichiarò “non intendersi reato offendere il nome della madonna, in quanto non espressione di divinità”. Ciò avvenne in seguito ad una querela per l’utilizzazione fatta dell’immagine di Maria da parte di un gruppo di omosex che facevano piangere sperma dai suoi occhi arrossati.
Ora a me non interessa nulla discutere sul sesso degli angeli e dei vari livelli del diritto canonico e delle sfere paradisiache sancite dalla chiesa, nemmeno mi interesano le volgarità e la misoginia di certi “maschi”..
Trovo però assurdo che si possa distinguere e distribuire male il castigo e la colpa se la trasgressione è diretta contro un dio padre o figlio (comunque maschio) oppure se indirizzata contro una santa madre (femmina).
Intendo perciò riaprire una discussione su questo argomento.
Ma come la madonna non è l’altra metà del cielo? Non rappresenta il femminile universale, l’energia per la quale tutto si manifesta? Chi può fare a meno del femmineo sacro? Eppure offendere un “dio” frutto del pensiero, della concettualizzazione umana e di cui non abbiamo nessuna certezza è reato, per il procuratore Enrico di Nicola, mentre offendere l’umano nella sua radice (la donna) non è reato. Forse sarà così secondo una legge astratta dalla vita reale, può essere così per quanto riguarda il nostro sentire, il nostro stesso esistere?
Che si possa offendere la madonna (non per un fatto religioso beninteso) equivale a dire che si può offendere la madre, la sorella, la moglie, la figlia, l’amica. Queste leggi e queste letture della leggi vanno bene per i sofisti della giustizia, per i cavillatori dello spirito, quelli che descrivono i sentimenti come merce sullo scaffale della mente.
Tale atteggiamento è solo il risultato retrivo di un maschilismo duro a morire, una proiezione psichica patriarcale e sessuofoba, ma guardiamo alla realtà dei fatti, in ciò che avviene in natura, osserviamo con gli occhi dell’istinto originario intrinseco che ci dice innegabilmente che non possiamo scindere il maschile dal femminile o rendere l’uno inferiore all’altro. E questo aldilà di ogni “immaginazione” religiosa.
E in fondo, diciamola tutta, la Madonna sicuramente è vera, in quanto donna reale e madre, mentre la “divinità” del suo figliolo è solo una comoda assunzione fideistica.
Paolo D’Arpini