Silenzio sulla guerra in Caucaso e sterili polemiche olimpiche.

Comunicati Stampa ilaria 11 agosto 2008

Suona strano osservare che mentre vanno avanti le sterili polemiche sulle olimpiadi di Pechino, quando a queste olimpiadi tutto il mondo ci partecipa e non passa giorno in cui non vengano evidenziate le performances di questa o quell’atleta proveniente da questa o quella città d’Italia (Tuscia e Viterbo compresi),  suona strano -dicevo- che si passi invece sotto conveniente silenzio la tragedia in corso nel Caucaso.

Nel Caucaso a pochi kilometri dal mediterraneo, dalle coste di casa nostra, si spara e si muore, ma è più “vendibile” il solito gossip socio politico sul lontano oriente -o forse è più comodo- mentre ci si tappa la bocca, gli occhi e le orecchie sulla tragedia alle porte di casa nostra. 

Ho ricevuto  oggi l’informazione, da persone che conoscono i fatti,  della reale emergenza in quell’area, in particolare dall’organizzazione di volontariato Mondo in Cammino, che è attiva da anni in Caucaso,  di cui alcuni membri sono appena tornati da una missione in quelle regioni.  Essi, fra l´altro, hanno visitato i campi profughi osseti e ceceni.  Ed  hanno riscontrato situazioni drammatiche: situazioni in cui, oltre  l´emergenza umanitaria, è presente uno stato di abbandono generale ed in cui (nonostante i proclami di tutela delle autorità locali) buona parte dei profughi vive senza il riconoscimento dei più elementari diritti umani e civili. Ora, in questa già difficile situazione, andranno ad aggiungersi le migliaia di profughi in fuga dal conflitto osseto/georgiano. Conseguentemente all’assenza di strutture recettive, l´esodo di queste migliaia di persone creerà una situazione di provvisorietà permanente e di tensione conflittuale in tutto il Caucaso che potrà determinare il futuro di tutta la regione, con ripercussioni sugli equilibri strategici internazionali.

“DI FRONTE A QUESTA TRAGEDIA UMANITARIA E ASSOLUTAMENTE NECESSARIO INTERVENIRE”.  Affermano i volontari di Mondo in Cammino ed anch’io mi associo, chiedendo alla Comunità Europea, al  governo Berlusconi ed alle autorità amministrative ed agli  Enti umanitari italiani di attivarsi  per impedire una tragedia imminente ed annunciata.

Siamo in Europa ed il Caucaso è la nostra patria,  la patria di tutti noi europei, infatti gli europei sono definiti “popolazioni di  stirpe caucasica”.
Paolo D’Arpini

Informazioni ulteriori su:

http://www.mondoincammino.org/

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