“Vacatio Agostina” – Comunicazioni di servizio
“Con le immagini la Coscienza è nella sua forma manifesta, senza immagini rimane nella sua forma immanifesta” (Ramana Maharshi)
Vacatio Agostina?
No, non si tratta del digiuno mentale di Sant’Agostino che medita sull’impossibilità di capire l’assoluto, bensì delle imminenti vacanze di agosto. Anche se più sotto vedrete che la “vacuità” c’entra qualcosa, inizio questa comunicazione di servizio per informarvi che le nostre validissime operatrici telematiche Cristina ed Ilaria, che curano il sito del Circolo, si prenderanno una “vacanza” (magari per motivi seri di altro lavoro od impegno) e perciò sul sito potrebbe esserci una certa lentezza…
Non scompariranno del tutto i nuovi articoli ma la loro pubblicazione verrà rallentata…
Colgo quindi l’occasione per rammentarvi che l’8 agosto 2008 avremo qui al Circolo la festa del godimento di quello che la natura ci offre, cioè la festa dell’Acqua Cotta, dedicata all’assorbimento nell’eterna beatitudine. Raccogliamo le erbe stagionali selvatiche nel campo e con un tozzo di pane secco ci facciamo una broda saporita e modesta.
Inoltre, per chiunque volesse trascorrere il Ferragosto con noi, proponiamo l’Attesa del Grande Cocomero, che quest’anno dura 3 giorni dal 15 al 17 agosto 2008, si potrà dormire portando sacco e pelo e mangiare portando viveri sufficienti. Sono previste nel mezzo la luna piena e le stelle cadenti.
Ed ora voglio raccontarvi della mia personale “vacanza” di questa vita.
Perdita della ragione vivendo nell’ignoto…..
C’è stato un momento della mia esistenza qui a Calcata in cui ho dovuto affrontare la perdita della ragione. Non nel senso che sono uscito di senno ma nell’entrata in una condizione “psichica” in cui non è più possibile giudicare quel che è giusto e quel che è sbagliato. Uno stato di vuoto in cui l’osservatore interno osserva le potenzialità del momento sostituendo il giudizio con la testimonianza. E lì finisce ogni affermare o negare, ogni vincere od essere sconfitti. So che quel momento glorioso in cui trionfa “l’attimo presente” è lo stato della vera nascita e della vera beatitudine. Eppure questa “condizione” si manifesta (e per me avvenne drammaticamente) come un ingrippamento del motore funzionale della mente. Un vuoto che sopraggiunge di fronte all’imponderabile ed all’inaffrontabile. Sapete la storiella zen che racconta il “satori”?Un giorno un viandante si trovò dinnanzi ad una tigre affamata. Cercando di sfuggire alle sue fauci aperte ed ai suoi unghioni appuntiti si rifugiò su un precipizio, aggrappandosi ad una radice sporgente nel vuoto. La tigre si aggirava sopra di lui rabbiosa allorché l’uomo si accorse che anche sotto di lui, alla base del crepaccio, c’era un’altra tigre che lo spiava famelica. Proprio in quel momento la radice alla quale era avvinghiato prese a staccarsi dalla roccia, si vide perduto, non poteva risalire né scendere, nel mentre il suo sguardo si posò su una fragolina selvatica matura che pendeva invitante davanti ai suoi occhi, la colse, com’era buona….
Successe più o meno così pure a me, ero oppresso ed aggredito a destra e sinistra da due satanassi malefici, il destino aveva deciso di mandarmeli per farmi apprendere questa lezione. Che fare? Rispondendo alle loro provocazioni, con la violenza o la capziosità, avrei perso la mia equanimità di giudizio e sarei precipitato nella finzione speculativa (e satana è questo che vuole per attiraci nella sua trappola). Non avevo speranze.. quando smisi di preoccuparmi, sentii che non importava assolutamente nulla ottenere un risultato logico e soddisfacente, lasciai andare ed abbandonai la frustrazione e l’impotenza, la vendetta e l’umiliazione, la giustizia e l’ingiustizia, il bene ed il male…. Insomma rinunciai, anzi “dimenticai”, ogni azione-reazione, questo lo chiamo “perdere la ragione”.
Ma attenzione, strettamente parlano non si risolse in un “momento”, anche se la comprensione avvenne in un “flash”, poi si trasformò in uno stato, una condizione di essere in perpetuo bilico, in cui non c’è che il sorridere ed il piangere insieme.
Oggi ho visto descritta questa “qualità” in uno scritto di Capra, il fisico, che più o meno dice: “..analogamente al Vuoto dei mistici, il “vuoto fisico” -così chiamato nella teoria dei campi quantici- non è uno stato di semplice “non-essere” ma contiene in sé la potenzialità di tutte le forme. Queste forme non sono entità indipendenti ma sono manifestazioni transitorie del vuoto, che sempre soggiace ad esse. Il vuoto è “vuoto vivente”, pulsione creativa e distruttiva”.
Ed è proprio in questo stato “aldilà del ragionamento” che è veramente possibile godere in pieno della vita, nella sua interezza, è uno stato di perenne “comprensione” in cui è impossibile perdere, si vive momento per momento, con chiarezza, intelligenza, creatività. E’ un vivere nell’ignoto!
Buona “vacanza” anche a voi tutti!
Paolo D’Arpini