Il significato della “rinuncia”
Messaggio ricevuto da Fabio:
“rinuncio…rinuncio…rinuncio…ma lasciati andare e affanculo la coerenza a tutti i costi ( che poi è impossibile ). Saluti da un ex macrobiotico”
Risposta:
Caro Fabio, ti ringrazio per avermi scritto ed anche per il consiglio. In effetti anche se uso il termine “rinuncio” è solo un modo di dire giacché non sento alcuna mancanza per quelle cose alle quali ho rinunciato, se ne sono semplicemente andate dalla mia vita…. sono diventate inutili o indesiderabili, evidentemente per me erano solo sosvrastrutture che la società mi aveva insegnato a riconoscere come mie… ma mie non sono. Infatti son diventato “vegetariano” -ovvero ho smesso di mangiar carne- non perché pensassi che fosse meglio o per motivi etici o per ragioni dietetiche o chissà che, è successo tutto molto spontaneamente, senza ragione se non il naturale disgusto ed inidifferenza per un qualcosa che evidentemente non era idoneo al mio organismo. In tal modo mi sono liberato di un peso…. allo stesso tempo, siccome siamo abituati a definire quel che ci accade una “scelta”, per consuetudine dialettica dico che “ho rinunciato alla carne”, tuttò lì. Ciò vale anche per il resto.
Per quanto riguarda la macrobiotica, di cui mi dici di essere un ex, se ti riferisci a quella giapponese, hai fatto bene a “rinunciarci” giacchè vera macrobiotica, per noi italiani, è mangiare quel che cresce nel nostro territorio bioregionale nel suo spontaneo momento di maturazione senza eccedere. Purtroppo l’imposizione culturale avviene anche per le cose apparentemente buone, così nascono gli yoga, le diete, le ricerche spirituali e tutta la bella compagnia, che sono come la coca cola, le patatine fritte, il viagra, e dir si voglia.
Ti saluto con affetto, non so se ci siamo conosciuti personalmente, comunque se vuoi puoi venire a trovarmi a Calcata, telefonami prima, oppure scrivimi qui.
Ciao, Paolo D’Arpini