Calcata 28 giugno 2008

Poems and Reflections ilaria 28 giugno 2008

Che tu mi dica queste cose, Francesca, proprio oggi che mi son vestito di verde “come un infermiere od un chirurgo”  han commentato gli amici per strada, mi riempie di gioia… di consolazione.
Sono rimasto schifato, svomitato e spisciato,  da una mostra organizzata oggi al palazzo baronale e fuori di esso che ha obbrobriosamente svilito la magia di Calcata. Ciborg con musica dark, esibiti pezzi di organi di plastica macchiata di sangue vernice, mani tagliate, siringhe, bende e schifezze varie… Organizzata da le tele tolte, galleria d’avanguardia, si dice, le tele sono le bende, tolte per mostrare il pus putrido di questa società decadente e finta che deve per forza orrificare per vivere.
Calcata umiliata da pseudo giochi creativi per bambini, fuori del castello, con adesivi e figurine incellofanate, uno straccio buttato per terra con una bomboletta sopra, per la “creatività” dei passanti, creatività da lupanare da carrozza  scarabocchiata da lucido esempio di stupidità umana, lucchetti al ponte milvio…
La finzione di una tenda berbera lì fuori con mucchi di libri di foto  rubate al deserto, da vendere ai passanti a 15 euro. Davanti la chiesa di Calcata, che non è più luogo sacrale giacché serve solo ai matrimoni scenografici con coriandoli di plastica e razzi lanciati al cielo contro corvi e piccioni spauriti, ancora più svilita da una pedana  con finto sfondo per luci psichedeliche e musica “live” -si dice- con disckjockei, hard music come il cuore di chi ha voluto offendere Calcata in questo modo….
L’associazione per la valorizzazione del centro storico di Calcata, l’associazione delle tele tolte, le istituzioni che hanno concesso il patrocinio e lo spazio pubblico. Non le ringrazio, anzi,  li rimprovero.

Scusami cara Francesca se approfitto di te per lanciare questo messaggio, ma la cosa è successa da sé, non sapendo come comunicare… il mio stato, il mio cuore infranto,  mi sono aggregato alla tua lettera -bellissima- che accetto come controaltare di verità, non solo, ci aggiungo qui dabbasso la tua poesia “controversa” su Calcata, che a questo punto assume tutto il suo significato!
Non so perchè lo faccio ma sento di doverlo fare.
Paolo D’Arpini.

Date      : Sat, 28 Jun 2008 15:15:22 +0200
Subject : Poesia

CALCATA
Il tempio antico onora
la nuova gemma di primavera,
una danza di calici
innalza versi all’occhio umano,
divino nell’ebbrezza gaudente
di satiri e fate.
Giocano aliti di vento
e rincorrono re e regine
su spighe d’oro effigiati.
Tace la voce cupa
della Terra dura,
la Madre respira piano
e nutre la povera gente
di pietà eterna.
Una foglia piega
l’ala timida
e scrive “gioia”
sui nudi crostoni
cesellati a mano
da pietre vive:
respiro del Cielo
di mondi lontani.
 
Francesca

………………………
Scambio epistolare precedente:
 
Grazie Paolo per la tua risposta! Mi hai permesso di condividere un tuo pensiero “meraviglioso”…lo comprendo e non aggiungo altro, perchè è una verità che “si esprime”. Io credo che ogni luogo abbia una sua anima (o come dir si voglia..) e spesso manca a “quell’anima” la possibilità di comunicare, di potersi “liberare” in termini di gioia e conoscenza. La “poesia” mi permette di comunicare attraverso la parola, di dare libertà ad un potenziale inespresso..anche per quel che riguarda dei luoghi, degli oggetti, delle pietre….magari è solo una “mia” modalità di respiro e tale rimane! La tua conoscenza del mondo è quella di un maestro, di colui che ha avuto l’esperienza diretta del conoscere…..mi permetto di “prendere” e di nutrire i colori della mia anima con ciò che mi arriva…anche attraverso questo scambio.
Sat Nam Paolo e grazie
Francesca

****

Cara Francesca, ho atteso un po’ a scriverti una risposta, il fatto è che mi sono meravigliato molto della tua poesia su Calcata, che ancora non conosci a quanto mi dici…
Allora, o la tua vena poetica attinge direttamente all’inconscio, oppure sei assuefatta talmente a parlare in versi che la butti lì…
Debbo confessarti una cosa, abito a Calcata da moltissimi anni, ho amato subito questo luogo, l’ho “riconosciuto” il momento stesso in cui vi ho messo piede la prima volta, lo accetto nel bene e nel male, ci vivo con pienezza e sofferenza e delizia. Insomma Calcata è una parte del mio destino, eppure cara Francesca direi le stesse cose se mi trovassi a vivere in qualsiasi altro luogo. Ciò che intendo è che non è il luogo in se stesso a manifestare la sacralità o la bellezza, è solo l’attitudine con la quale si vive il luogo che lo rende così unico e raro.
Perciò….
Tu che sei una ragazza sensibile ed intelligente mi avrai già capito.
Conservo questa tua poesia su Calcata in attesa di trovare un momento od una buona occasione per riconoscerla vera.
Ti saluto con … non so che.. poi capirò.
Paolo

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