No alle donne in manette.

Un commento sulla querelle “braccialetto elettronico antiviolenza per le donne di Roma”.
Un’amica di Calcata, Sandra, una tosta, mi ha detto: “Perchè non metterlo agli uomini il braccialetto, sono loro che fanno danni e non le donne.
Mettere il braccialetto alle donne è unire il danno alle beffe”.
Osservo che i vizi peggiori della politica si manifestano pienamente in questa diatriba inventata, da una parte la destra con la sua furbizia e dall’altra la sinistra con la sua ipocrisia. Il problema umano del sano rapporto sociale fra donne ed uomini, cittadini della stessa città, non può essere vilificato in tal modo! In merito all’oggetto conteso “il braccialetto”, rimando al significato che il femminismo storico da a questo oggetto: “un’affermazione di possesso patriarcale, un restante
simbolo di schiavitù, in quanto residuo della catena”.
Ma Rutelli e Alemanno amano le donne? Forse sì a modo loro, come forse le
ama il bruto che tenta di violentarle. Sullo stesso piano. Quello
sessuale… e quindi dell’uso.

Paolo D’Arpini

P.S.
Siccome qualcuno potrebbe dire che non dovrei impicciarmi dei fatti di Roma, aggiungo che sono romano a pieno titolo, son nato a Roma in Via Ariberto da Intimiano (in casa) il 23 giugno del 1944 alle h. 11.20.

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