Storia della agnellina salvata da Elke e Marco e…

Una fuga in taxi verso la salvezza!

Eravamo 3 amici al bar…  Anzi per dirla tutta in verità, in quell’occasione eravamo al ristorante e stavamo leggendo il menù della casa; io (che mi chiamo Elke), il mio compagno Marco e il nostro amico Maurizio.  Mentre leggevamo tutte le pietanze elencate, alla voce abbacchio al forno con patate, il nostro amico si arrestò pensieroso e sospirando ci raccontò di aver visto degli agnellini nati da poche settimane presso un fattore che conosceva, descrivendoci la loro dolcezza, con il vello color bianco neve, i loro musetti rosa e gli occhietti neri e profondi che ispiravano tenerezza e bontà. Restammo in silenzio per alcuni secondi, immaginandoci gli agnellini barcollanti sulle loro incerte zampette, nel tentativo di sorreggerli affinché potessero andare a succhiare il buon latte della madre. Poi nello svanire di questa serena scena bucolica, il nostro sguardo tornò al menù, ma lo stato d’animo ormai era diverso. Ci era passata la fame, se non altro la voglia di carne ed in special modo dell’abbacchio!

 ”Peccato”, esclamò il nostro amico Maurizio, “che tra pochi giorni gli agnellini sarebbero stati portati tutti al macello in modo da essere poi venduti sui banconi delle macellerie, cucinati e infine divorati in nome della Santa Pasqua…”Deglutimmo per lo sgomento, guardandoci a vicenda. “Che c’entra tutto questo con la Santa Pasqua” chiesi, “Dio certo proverebbe più gioia nell’osservare gli agnellini felici che si divertono sui prati, saltellando pieni di felicità nel sentirsi vivi e rincorrendo delle svolazzanti farfalle variopinte!” 

Questa sì che era una bella scena pasquale, non i pavimenti dei mattatoi sommersi da laghi di sangue e interiora sparse a destra e a manca, con carcasse di cadaveri di pecorelle che prima di essere uccise, urlavano per il terrore della morte imminente, chiedendosi il perché di tutta questa indifferenza e disprezzo per la loro vita. Pochi ormai affermano ancora che gli animali non pensano, non hanno anima, non soffrono o non si rendono conto di quello che sta accadendo loro, senza chiedersi nel contempo neanche il perché essi però urlino per la paura, rincorrano le farfalle e vadano a coccolarsi vicino alla madre in cerca di affetto e tepore… o forse questi  sentimenti non esistono solo perché non vengono da loro espressi in parole  umane a noi comprensibili? 

Ha l’amore bisogno di essere decodificato?

Dopo queste riflessioni mi balenò in mente un’idea formidabile! Proposi agli altri di comperare un agnello vivo per salvarlo da morte certa e di portarlo in salvo in un posto sicuro! L’idea piacque subito anche ad ambedue gli uomini dimostrando, in barba al dire di alcune donne, grande sensibilità e spirito d’iniziativa! 

Ordinammo squisite fettuccine ai funghi porcini che degustammo allegramente, mentre progettavamo minuziosamente il salvataggio dell’ignaro agnellino. Il giorno dopo ci demmo da fare per trovare un posto sicuro dove portare la giovane pecorella e con nostra grande felicità sentimmo nominare per la prima volta il Circolo Vegetariano di Calcata e il suo presidente Paolo D’Arpini, che si offriva di ospitare vita natural durante, i mammiferi profughi della Pasqua in cerca di asilo. 

Andammo dunque dal fattore che ci diede in cambio di soldi una bella agnellina, porgendocela a testa in giù, belante di terrore e con una corda legata stretta alle 4 zampette. Il mio compagno Marco, valoroso taxista per mestiere e che ne aveva viste tante in 20 anni di duro lavoro (tranne questa), aiutò il fattore a metterla sul suo taxi, mentre io con grande emozione mi sbrigai a slegarle le zampe accarezzandola per tranquillizzarla. Smise di belare, mentre cominciai a farlo io, impaziente di lasciare quel posto per partire verso Calcata, verso la salvezza. 

Non senza pensare però agli agnellini rimasti indietro, insieme agli altri milioni sparsi in giro per il mondo, in attesa della mattanza pasquale, solo per soddisfare una voglia alimentare sorretta falsamente da una presunta tradizione religiosa. Meno male che almeno il Papa nel 2007 affrontò l’argomento sfatando questa falsa credenza, come leggemmo poi con immensa soddisfazione su diversi articoli di giornale! 

Durante il viaggio in direzione di Calcata, mi colpirono gli occhi innocenti dell’agnellina, il cui sguardo vagava impaurito e titubante in cerca di una risposta a tutto quel succedere. Era stata divisa dalla mamma, dai fratellini e… grazie a Dio anche dal fattore. “Perché”, sembrava chiedersi, “perché mi succede tutto questo?”Giunti finalmente a destinazione, il prode Marco portò in braccio la belante pecorella verso la sua nuova casa, dove ci stava aspettando Paolo. Egli ci offrì un buon bicchiere di vino e ci chiese di raccontargli tutta la storia. Volle sapere anche che nome avessimo scelto per la fortunata quadrupede e io gli risposi che con il nome di Perché, forse anche qualcun’altro oltre a noi nel vederla, si sarebbe potuto chiedere se era proprio necessario mangiarsela invece di lasciarla vivere, scegliendo così di rinunciare finalmente a un’usanza culinaria che certo nulla ha a che fare con la resurrezione e i peccati dell’uomo in terra.  Chi di noi non si è sentito almeno una volta come un agnello al macello? Per esempio nell’atrio di qualche studio medico o vittime di una grave ingiustizia? Chi di noi non ha mai pregato per la salvezza di sé o i propri cari?

Come rimanere insensibili allora verso la vita in generale, verso il dolore non esclusivo del nostro corpo e della nostra anima?  Anche chi non è vegetariano, come non lo eravamo neanche noi del resto, può capire che si può optare lo stesso per una piccola rinuncia, senza trovare la scusa di non poterlo fare per rimanere coerenti con il proprio regime alimentare consueto a base di carne. 

Il nostro non è certo un voler colpevolizzare chi mangia la carne, ma piuttosto far percepire che una scelta diversa può far scaturire quella scintilla di consapevolezza nell’uomo che porta ad un’evoluzione certa dello spirito in nome dell’amore, della sensibilità e della pietà che sovente invochiamo solo per noi stessi. Così come neanche il mare si è formato in un giorno solo, anche la nostra consapevolezza si accresce a ogni nuova piccola fiammella di sentimento compassionevole.

Noi abbiamo dato solo un breve passaggio in taxi ad un essere indifeso e che tremava per la paura, ma in cambio abbiamo ricevuto moltissimo. Credo che Dio abbia capito il nostro sentire e ci abbia ricompensato sotto diversi  punti di vista.Tanto per cominciare siamo diventati molto più consapevoli di quello che infilziamo sulla nostra forchetta e grazie a questa avventura abbiamo conosciuto nuovi amici e persone speciali che ci hanno insegnato molto, frequentando il circolo vegetariano di Calcata e partecipando alle tante belle attività che esso organizza.  Abbiamo un’amica a quattro zampe da andare a trovare e gioia nel vederla viva quando rincorre ancora le farfalle sul prato o mentre si ferma ogni tanto ad osservare le nuvole e la luna proprio come lo facciamo anche noi bipedi.  Inoltre i nostri familiari ed amici ai quali abbiamo raccontato la storia, continuano a chiederci di Perché e grazie a questa vicenda, anche loro adesso rinunciano con facilità all’abbacchio pasquale perché come noi hanno sentito nel cuore qualcosa muoversi in direzione di un sentimento di vera resurrezione spirituale.  

Infine io e Marco ci sentiamo ancora più vicini al meraviglioso mondo animale e alla natura, oltre che a noi stessi e quando ogni anno arriverà di nuovo la Pasqua, torneremo sempre a chiederci: ” Ma PERCHÉ tutto ciò non ci era mai venuto in mente prima?”

Elke Colangelo
  
Risposta.

Cara Elke e caro Marco e caro Maurizio, leggendo questa storia capisco come la coscienza agisca attraverso tutte le forme, nel modo dovuto e nel momento opportuno. L’evoluzione passa attraverso l’etica ma possiamo dire che sia la meta ultima?
Staremo a vedere. Intanto mi son goduto questo bellissimo racconto impregnato di emozioni e di amore universale. La vostra esperienza mi arricchisce…

Paolo

3 Commenti a “Storia della agnellina salvata da Elke e Marco e…”

  1. ciro scrive:

    grazie a voi per questa bella iniziativa spontanea che incoraggia chi come noi cerca di sensibilizzare sulla sofferenza degli animali…
    cerco di diffonderla saluti a tutti
    ciro aurigemma

  2. elisabetta mastrocola scrive:

    è un grande piacere leggere di una simile esperienza. sono vegetariana da ormai 23 anni (lasciate che me ne senta orgogliosa) e sono sicura che il beneficio che ne traiamo, tutti noi che condividiamo questa scelta, è qualcosa di talmente forte e insperato, da renderne difficile la spiegazione… eppure è importante rendere partecipi gli altri, a costo di sembrare un po’ insistenti. quando si diventa vegetariani accade un fatto interessante: è come se il velo misterioso che copre la natura si scostasse improvvisamente, facendo scoprire dei significati e delle verità di cui prima non immaginavamo neanche l’esistenza. forse è il mondo degli animali che ci fa un regalo per ringraziarci? per accordarci la sua amicizia? mi piace pensarla così. mi piace pensare di avere un mondo di amici con cui parlare in silenzio…

  3. gabry scrive:

    Bravi, che possiate ricevere tutto il bene del mondo.
    Questo è un augurio che viene dal cuore, il cuore di una vegetariana da moltissimi anni.

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